La necessità di andare oltre le impressioni

Non è sufficiente che i pazienti credano che qualcosa li possa aiutare? Perché è importante prendersi il disturbo e affrontare i costi di una ricerca per cercare di valutare gli effetti del trattamento in modo più formale, e, forse, per cercare di scoprire se e come il trattamento li ha aiutati? Ci sono almeno due ragioni. Una è che i trattamenti che non funzionano potrebbero distrarci dai trattamenti che funzionano.

L’altra ragione è che molti trattamenti (se non la maggior parte) hanno effetti collaterali negativi, alcuni a breve termine, alcuni a lungo termine e alcuni ancora non conosciuti. Se i pazienti non utilizzano questi trattamenti si possono risparmiare anche gli effetti indesiderati. Quindi vale la pena di individuare quei trattamenti che è improbabile che aiutino o che potrebbero causare più danni che benefici. Inoltre, la ricerca può anche scoprire importanti informazioni su come i trattamenti funzionano e così indicare la possibilità di sviluppo di trattamenti migliori e più sicuri.

La ricerca sugli effetti dei trattamenti è rilevante ovunque, ma soprattutto laddove si cerca di condividere le risorse sanitarie in modo equo tra tutti i pazienti – per esempio, nel servizio sanitario nazionale britannico, la US Veterans Health Administration o il sistema sanitario italiano.

In queste circostanze le decisioni devono sempre essere prese per quei trattamenti che rappresentano un buon investimento per le limitate risorse disponibili per l’assistenza sanitaria. Se ad alcuni pazienti sono dati trattamenti di non dimostrata utilità questo può significare privare altri pazienti di trattamenti che hanno dimostrato di essere di beneficio.

Tutto ciò non dovrebbe tuttavia portare a concludere che le impressioni e le idee di pazienti e medici sugli effetti dei trattamenti non siano importanti. Al contrario, esse sono spesso il punto di partenza di ricerche su nuovi trattamenti apparentemente promettenti. Seguendo proprio queste impressioni attraverso ricerche formali a volte si può arrivare alla identificazione di effetti dannosi o utili dei trattamenti.

Ad esempio, è stata proprio una donna che era stata trattata due decenni prima con il farmaco dietilstilbestrolo (DES) durante la gravidanza, a suggerire che quest’ultimo avrebbe potuto causare la rara forma di cancro vaginale di cui era affetta la figlia.

Così come quando un paziente ha rilevato inaspettati effetti collaterali di un nuovo trattamento prescritto per la sua aumentata pressione arteriosa, né lui né il suo medico avrebbero potuto immaginare che questo commento avrebbe portato alla identificazione del farmaco più venduto di tutti i tempi – il sildenafil (Viagra).

Quindi, le impressioni delle persone sugli effetti dei trattamenti non devono essere ignorate, tuttavia solo raramente sono una base affidabile per trarre solide conclusioni sugli effetti dei trattamenti, tanto meno per raccomandare trattamenti ad altri.