Fare di più non significa fare meglio

Messaggi chiave

  • Trattamenti più intensivi non sono necessariamente più efficaci e talvolta possono arrecare più danno che beneficio.

Introduzione

Per un’errata convinzione popolare si pensa che se una cura fa bene allora farne di più faccia ancora meglio. Questo è semplicemente falso, infatti, di più può essere peggio. Trovare la “dose” giusta – cioè molti benefici e pochi effetti collaterali – è una sfida comune per tutte le cure. Con l’incremento della dose i benefici si stabilizzano, ma gli effetti collaterali, generalmente, aumentano. Quindi, il “di più” potrebbe far diminuire i benefici raggiunti o addirittura causare nel complesso un danno.

I diuretici sono un buon esempio: in piccole dosi abbassano la pressione sanguigna e hanno pochi effetti collaterali. Dosi maggiori non abbassano ulteriormente la pressione del sangue ma portano a effetti indesiderati, quali eccessiva necessità di urinare, impotenza e aumento degli zuccheri nel sangue. Allo stesso modo, l’aspirina a basse dosi – tra un quarto e metà di una normale pillola giornaliera – aiuta a prevenire l’ictus con pochi effetti collaterali. Al contrario, alcune pillole di aspirina al giorno possono alleviare il mal di testa, ma non proteggono maggiormente dall’ictus e aumentano il rischio di ulcere allo stomaco. Questo principio della “giusta dose” si estende al di là delle terapie farmacologiche a molte altre cure, compresa la chirurgia.

 

I curatori della versione italiana sottolineano che il titolo di questa sezione richiama un progetto avviato in Italia dall’associazione Slow Medicine www.slowmedicine.it.